Autore: Leonardo Alessandrini
Genere: Fantascienza
Casa editrice: Intermezzi
Anno: 2013
Jonah Everman c'è riuscito, sta per realizzare il sogno di tutta l'umanità: tornare a passeggiare sulla Luna. È anche la sua ambizione, la meta per cui ha sempre studiato e lavorato senza mai recedere. Certo, gliel'ha insegnato suo padre. Mai lasciare qualcosa di incompiuto, non senza prima aver dato tutto ciò che si può dare. Brava persona era stata suo padre. Cosa avrebbe detto vedendolo ora, saltar giù dall'astronave dritto sul suolo lunare? Sponsor, telecamere orbitali, contratti planetari con le pay tv, tutto sembra concorrere al successo personale di Jonah Everman. Chi, osservandolo dagli schermi ultrapiatti, non lo considererebbe l'uomo più eroico e fortunato della Terra? ...
Anzitutto il formato: fra quarantamila e ottantamila battute, quaranta pagine. Perfetto per la veste elettronica voluta dall'editore. Da leggersi in treno o durante le nostre brevi pause quotidiane. Lodevole iniziativa. Questo romanzo breve, però, ha un grande pregio e un difetto: è un buon esempio di fantascienza italiana ma non ha coscienza di esserlo. Non risente delle consuete tentazioni mimetiche di cui molti racconti di fantascienza nostrana sono affetti. Non è poco per chi non ha ancora pubblicato il suo primo romanzo (ma già vanta diversi racconti all'attivo, apparsi qui e là per il web). In questo Assenza di gravità, tuttavia, Alessandrini non sembra interessato a scrivere una storia di fantascienza quanto a esplorare la natura umana. Una confessione aperta, il protagonista si analizza al microscopio della coscienza per il vasto pubblico che segue l'atteso ritorno dell'uomo sulla Luna. Buono il ritmo narrativo, pur con qualche affossamento. Non avrebbe forse guastato un pizzico di azione in più, qualcosa che desse al lettore un'idea più definita dell'estraneità dell'ambiente lunare in rapporto all'essere umano. In effetti manca proprio il confronto con l'esterno, la dimensione aliena del contatto con l'ignoto, lo stridere della visione umana in rapporto all'imponderabile dello spazio. L'imprevisto, anzi, è dato dalla stessa coscienza dell'unico personaggio. Il cosmo inesplorato sembra dentro di noi, non sul suolo lunare. C'è da dire, quindi, che la vera esplorazione si compie nei confronti dell'animo del protagonista. La solitudine della missione lunare squaderna i pensieri di Jonah Everman, li sparge per lo spazio indefinito della memoria. Come frammenti di una pellicola in fase di montaggio, galleggiano senza peso e alla deriva dallo spaziotempo. Il lettore può lasciarsi avvolgere dal flusso di pensieri dell'astronauta e fluttuare in caduta libera nei suoi ricordi e sensi di colpa. Forse la vivisezione non è completa, forse l'autore salta qualche passaggio laddove si sarebbe potuto aumentare il pathos. L'insieme comunque regge abbastanza. Non sperate, insomma, di trovare azione o particolari colpi di scena. L'assenza di gravità rallenta ogni piccolo movimento, fisico e perfino psichico. Il tempo stesso si dilata perdendo ogni possibilità di incalzare la scena. Si spoglia di ogni misurabilità per farsi pura estensione, regolata dall'intensità del momento e non dal numero. Viene da chiedersi: da quanti minuti è fatta l'eternità?
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