Autore: Ian Mc Donald
Genere: Fantascienza
Casa editrice: Mondadori
Anno: 2013
India, 2047. Notte priva di stelle. Le acque scure del Gange riflettono malamente le luci del traffico cittadino. In lontananza si intravede il grande cavalcavia che attraversa Ravanasi, la nuova capitale del Bharat. L'uomo osserva il cadavere avvolto da candide bende, lo vede allontanarsi galleggiando verso la zona industriale. Ruota lentamente su se stesso scostando le rosse corone di rose gettate dai pellegrini. È il momento di tornare in macchina, l'autista ancora attende nella lussuosa mercedes bianca. Si accendono le luci dell'auto. Ragazzi di fiume, sgusciano da ogni direzione a nascondersi. Shiv si accomoda in macchina aggiustandosi i calzoni e stringendo un curioso contenitore trasparente, pieno di condensa. Egli stesso era un ragazzo di fiume, non più di cinque anni prima. Tutto passato. Ora è un temutissimo raja, nessuno di quei ragazzi potrà mai tradirlo ormai. La pesante mercedes lascia il greto fangoso del sacro fiume e si immette nel traffico serale per Varanasi. Shiv non ha mai visto il livello del Gange così basso, colpa della nuova diga. La blasfema diga di Kundra Kadhar si trova a nord, nell'Awadh. L'hanno costruita illegalmente per trasformare in polvere il Bharat, dissacrare la Madre Gange. Shiv non crede in queste cose da brahmini ma nel potere. Arriverà altro potere da ciò che ha tolto a quel cadavere...
Un romanzo à la Bollywood. Lo si avverte dall'ambientazione e dai personaggi strettamente indiane, certo. Ma lo si capisce anche da quanto l'autore si sia sforzato di ricostruire elementi gergali indiani, dalle piccanti scene di sesso, dall'intreccio apparentemente casuale fra i personaggi. Si tratta, dunque, di un romanzo molto ambizioso per un autore che non si è mai mosso da Belfast (Irlanda del nord). Apparso nel 2004, l'opera è stata insignita del premio BSFA (British Science Fiction Association) e candidata al premio Hugo come miglior romanzo dell'anno. Nello sforzo di ricostruire le atmosfere bollywoodiane sembra chiara l'intenzione di descrivere il futuro come diretta filiazione dell'attuale presente. Già oggi, infatti, l'India si candida a giocare un ruolo nella top ten delle nazioni economicamente forti. Mc Donald, dunque, si limita a prendere atto di fenomeni già osservabili. Li estremizza utilizzando la lente d'ingrandimento del futuro, esaltando dinamiche e contraddizioni del nostro tempo. Questo approccio implica un considerevole allargamento dell'orizzonte narrativo: la trama è di amplissimo respiro, viene costruita da un paziente incastro fra le vicende dei singoli personaggi. Ne viene fuori un affresco a tutta parete, molto ricco di figure e personaggi, dai colori molteplici e contraddistinto da una chiassosa confusione di particolari. Contrariamente alla pittura, però, è il suono più del colore a ravvivare le scene. Proprio il suono, dal frastuono di un caotico traffico alle distensive note di Monteverdi, appare fin dalle prime pagine come elemento di fondo in cui sono immerse le azioni dei singoli. Le sensazioni uditive intrecciano una sorta di graticcio su cui le vicende apparentemente scollegate vengono deposte in attesa che la vera trama emerga. Il romanzo, proprio per questa caratteristica, chiede al lettore una certa dose di iniziale pazienza.
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