sabato 7 maggio 2016

ARETUSA JAMMIN #3 - CUORE DI ORTIGIA

(Aretusa Jammin - scheda del romanzo: IBSMondadoriUnilibroFeltrinelli)

Fonte Aretusa in Ortigia (Siracusa)



Torniamo a parlare dei luoghi descritti nel romanzo Aretusa Jammin, noir ambientato in una Siracusa alternativa, piena di spie e intrighi da malavita organizzata. Stavolta vi parlo proprio del luogo in cui il romanzo ha inizio (e fine, in verità), la Fonte Aretusa.
Esattamente come Piazza Duomo, vedi articolo precedente, questa fonte fa parte del cuore di Siracusa. Ne costituisce uno dei simboli più riconoscibili per gli stessi siracusani, come per i turisti che vengono a visitare la città dal resto d'Italia e del mondo.

In verità, la fonte rappresenta molto di più della sola città di Siracusa. Ricorda a tutti i visitatori la straordinaria ricchezza di miti e leggende che impreziosisce ulteriormente il territorio - già notevolmente ricco di cultura e reliquie antiche - di Ortigia e dell'intera Regione stessa. Alla base dell'esistenza stessa della fonte, infatti, c'è il mito di Aretusa e Alfeo, già molto noto nel mondo antico e definitivamente glorificato nelle Metamorfosi di Ovidio. Tranquilli, non intendo qui parlarvi della tormentata storia di amore e desiderio fra i due giovani, di come lui abbia inseguito la povera Aretusa fino allo sfinimento, di come lei abbia pregato Artemide, sua protettrice, affinché la liberasse dalle pesanti attenzioni di Alfeo. Non vi dirò di come la dea abbia trasformato la giovane in una fonte d'acqua dolce e del dolore inconsolabile di Alfeo che impietosì perfino Zeus, il quale trasformò il giovane in un fiume e gli permise di congiungere le proprie acque con quelle dell'amata.

Statua che raffigura Alfeo e Aretusa

D'altra parte, tutto questo è raffigurato in una bella statua che si trova proprio dentro la fonte stessa e non ha bisogno di essere ricordata. Vi parlerò, invece, di cosa sia veramente la fonte e del significato che ha per i siracusani.
Per chi la viene a visitare, la fonte è una semplice pozza d'acqua di forma vagamente circolare (una sorta di cerchio concentrico) circondata da un belvedere che, da una parte, costeggia il mare e, dall'altra, è rivolto verso il centro di Ortigia. Una falda freatica, come la definirebbe un geologo, direttamente collegata da un condotto sotterraneo al fiume Ciane (non all'Alfeo :-)) che sfocia dalla parte opposta del porto di Siracusa. La fonte ha subito diversi mutamenti nel corso delle epoche e oggi è molto diversa da come doveva apparire agli antichi siracusani e ai primi soldati romani che invasero Siracusa proprio da quella parte. Nell'antichità, infatti, e forse fino al Settecento, la fonte era suddivisa in diversi rivoli e veniva usata per la concia delle pelli (ancora oggi, nei sotterranei dei palazzi attorno alla fonte si possono visitare i resti delle antiche concerie). All'epoca si trovava fuori dalle mura cittadine, ma nel 1540 Carlo V la inglobò all'interno dei bastioni per rafforzare le fortificazioni (all'epoca la città era esposta agli attacchi dei pirati arabi). Le mura furono in parte abbattute nel 1847 per far posto a un belvedere e a una splendida passeggiata.

Veduta aerea della fonte, fra passeggiata e lungomare
Nell'immagine a sinistra, vedete esattamente la dislocazione della fonte nell'isola di Ortigia. In verità, vedete anche la vera essenza del mio romanzo, ma questo lo si può capire solo leggendolo. Ciò di cui, invece, voglio parlarvi è il significato che la fonte ha per i siracusani.
Oggi la fonte è un luogo di ritrovo, di aggregazione per la verità. Un posto in cui darsi appuntamento per iniziare la movida notturna. La troverete, pertanto, molto affollata di gente. Giovani e anche meno giovani che si organizzano e si accordano su dove passare la serata. Un agglomerato di voci, accenti, brusii di ogni dialetto e anche lingua. Un miscuglio di volti, più o meno belli, più o meno interessanti, più o meno caratteristici. Una ridda di colori e luci dai vari bar e locali, un trepestio di sensazioni che potrebbero anche disorientare il visitatore solitario.
Alla prossima!

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