venerdì 4 ottobre 2013

GRAVITY - FLUTTUANO I LUOGHI COMUNI


SCENEGGIATURA:Alfonso Cuaron, Jonás Cuarón, Rodrigo García
DISTRIBUZIONE:Warner Bros Italia
PAESE:USA, Gran Bretagna
USCITA CINEMA:03/10/2013
GENERE:Fantascienza
DURATA:92 min
TRAMA:La brillante dottoressa Ryan Stone è alla sua prima missione a bordo dello shuttle; Matt Kovalsky è invece un astronauta esperto al suo ultimo volo prima della pensione. Ma quella che sembrava una normale passeggiata nello spazio si trasforma in una catastrofe e lo shuttle viene distrutto, lasciando Stone e Kowalsky completamente soli, collegati solo fra loro e fluttuanti nell'oscurità. Il silenzio assordante in cui sono immersi significa che hanno perso ogni contatto con la Terra...e ogni speranza di salvezza. Quando la paura si trasforma in panico, ogni sorsata d'aria riduce il poco ossigeno rimasto. Ma forse l'unico modo per tornare a casa è addentrarsi in quel terribile spazio infinito (ANSA).


Voglio ripulire subito il campo. Il film è un'esperienza visiva notevole per lo spettatore, ti catapulta realmente nell'estensione infinita e silente dello spazio. Quasi ti fa toccare con mano la vertigine del ritrovarsi soli a fluttuare lontanissimo dalla Terra e da qualsiasi punto di riferimento. Ottima, come sempre del resto, la prova di Clooney e della Bullock (che nelle ultime uscite ci sta sorprendendo con interpretazioni di primo livello). Un film, quindi, da vedere senza dubbio. Detto questo, dov'è la Fantascienza? Dove la tensione verso qualcosa che possa trovarsi appena al di là della nostra conoscenza? Dove il senso di scoperta, il bisogno di svelare il mistero dell'inconoscibile? Un film di qualità assoluta che, tuttavia, non si scosta minimamente dai luoghi comuni filmici. Gli ingredienti tradizionali del thriller ci sono tutti e da lì non ci si scosta: l'interazione fra il veterano e la novizia, il superamento di un qualche trauma pregresso, la fatalità che concatena eventi fra loro improbabili, la disgrazia che si trasforma in avventura formativa. Perfino nei nomi dei protagonisti pare di assaporare un continuo fluttuare di luoghi comuni, cose già viste. Siamo davvero tutto questo? Mi chiedo e mi domando, vale davvero la pena di stanziare budget miliardari per non andare oltre il solito? Non si dovrebbe forse osare qualcosa di più in una parabola creativa così importante? In sostanza, temo che "Gravity" sia un'occasione persa per sperimentare o, quantomeno, per provare a sorprendere. Al di là dell'esperienza filmica, infatti, mancano le domande fondamentali. Chi siamo? Dove andiamo? C'è altro oltre la conoscenza? Pare che ormai nessuno abbia voglia di porsi simili domande. Il tema, gli attori, le risorse finanziarie. Tutti elementi perfetti per un tentativo di innovazione che non c'è mai stato. Peccato.











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