mercoledì 18 maggio 2016

BONSAI FLASH STORIES #0


ORA LO SO!
di Fabio F. Centamore



T-tump... T-tump... T-tump.

Lo sento. Quasi riesco a vederlo laggiù, dietro la porta. L'aria brucia nei polmoni, mi sento come impazzire. Calma. Sto respirando troppo veloce. Sì, fin troppo veloce. Eppure non riesco a placare i respiri. Giuro, proprio non ce la faccio. Almeno la ferita ha smesso di sanguinare, brucia da morire. Nel cranio mi martella un unico e solo pensiero, rimbomba dentro come il battito impazzito del mio cuore.

È là fuori per me adesso, mi vuole. Nient'altro che un fatto nudo e crudo, ma ineludibile come il ronzio ticchettante dei motori della nave.

Hansen, Pauli, Daria.

Li rivedo con la mente. Gli occhi spalancati verso il nulla, i corpi smembrati... Sbranati... Uccisi. Non riesco a distogliere la mente, sono come lampi d'orrore che esplodono nell'oscurità. Sono rimasta solo io. Non ha altro da mangiare adesso.

T-tump... T-tump... T-tump.

Il cuore martella all'impazzata. Finirà per sfondare la porta, la farà cadere sul pavimento vibrante di questa maledetta nave. Sì, ci riuscirà. Ma non ancora, forse. Qualcosa sta frusciando nell'ombra laggiù, un suono troppo sottile per essere udito. Eppure riesco a sentirlo, sta strisciando dietro la camera stagna. Forza,  allora! Devo muovermi, scappar via, lontano! Già. Ma dove? Sento già uno scricchiolio prolungato.

Un balzo al cuore. Eccolo che arriva.

Un tonfo. Sta per sfondare la porta.

All'improvviso trovo una botola di servizio sotto le dita. Posso strisciar via, dritto nella sala motori. La mia unica speranza è abbandonare la nave prima che riesca a entrare, prima di impazzire o essere mangiata. Ma loro, i miei compagni morti, sono ancora lì ombre fra le ombre. Mi accusano silenziosamente, posso vedere i loro volti evanescenti fra le pieghe dell'oscurità. Perdonatemi, amici. Non avremmo dovuto farlo, non dovevamo caricarlo a bordo.

“Si sa,” aveva detto il funzionario dello zoo prima della partenza da Ventspills, sesto pianeta del sistema di Alnitak, “il demone alnitakiano è una creatura davvero pericolosa e imprevedibile.” Una sorta di sorriso impercettibile gli aveva increspato la pelle attorno alle labbra sottili e pallide, quella sua faccia tonda mi era sembrata ancor più inespressiva. “Al momento sappiamo solo che si tratta di un predatore straordinariamente feroce e abile,” continuava a blaterare, “ma voi non avrete alcun problema durante il trasporto verso Pismis VIII. L'abbiamo sedato subito dopo la cattura, è totalmente privo di sensi. Rimarrà in animazione sospesa fino alla consegna presso i nostri rappresentanti locali del dipartimento di esobiologia. Ma ci pensate al bene che state facendo alla scienza e alla conoscenza delle razze aliene?” Farfugliava intanto che autorizzava il bonifico anticipato dal suo dispositivo personale. “Finalmente potremo studiarlo e capire come si riproduce.”

Un accidenti!

L'idiota di funzionario non ci aveva capito proprio un bel niente. La pelle brucia sempre più e non vuol smettere. Mi sento avvampare in tutto il corpo. Quegli imbecilli non ne sapevano abbastanza dell'anatomia del demone. La creatura si è risvegliata troppo presto, il sedativo non ha funzionato a sufficienza. Ha ucciso tutti gli altri e... ha morso anche me il bastardo.

Quanto mi rimane? Forse fin troppo tempo. Brucio maledizione... Brucio! Per quel che ne so, potrebbe anche essere velenoso. E perché no?

T-tump... T-tump... T-tump.

Il cuore sembra voler schizzar via adesso. Il ticchettio dei motori è fin troppo assordante per me. Mi infilo dentro l'ultima botola e mi lascio cadere nella sala motori. Ci sono. La scialuppa è a portata di mano, finalmente.

Di colpo qualcosa esplode.

La porta principale cede di schianto.

Eccolo, è lui. Occhi gialli come l'odio, pelle dura e scagliosa. Non smette di fissarmi, continua a passarsi la lunga lingua blu fra i denti aguzzi. Non c'è più nulla adesso fra me e lui. Perché non mi salta addosso? Perché si accuccia lì accanto e incrina la bocca in un raro sorriso? Comincio a tremare. Non riesco più a muovermi.

Sì, è qualcosa che emerge da dentro.

Ho la pelle in fiamme e non so più resistere. Eppure lui ancora non si muove. Mi guarda come affascinato con quei suoi occhi orribili. Tremo ancor di più, tanto che non riesco nemmeno a strisciare. All'improvviso sento la pelle rizzarsi e diventare dura e scagliosa.

Il morso!

No, non era velenoso. Mi afferro la testa. Capelli a mucchi fra le mie dita, ciocche che si spargono per terra. E lui, quella cosa, ancora mi fissa mentre le mie ossa si tramutano in qualcos'altro.

No, non era affatto velenoso.

L'onda aliena mi sommerge dal di dentro. Riesco a urlare, ma non posso più sentire la mia voce.

Ora lo so, signori esobiologi.

Ora so come si riproduce il demone alnitakiano, l'ho scoperto a mie sp... grrrrrrrowl!


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Buona lettura!

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