mercoledì 25 maggio 2016

BONSAI FLASH STORIES #1


A NANNA
di Fabio F. Centamore



“Eccoti”, disse la donna alla piccola sagoma immersa nel buio trapunto di stelle. “Che fai? Dai, è ora.”
“No.” Rispose il bimbo tenendo il naso sottile contro il riverbero delle stelle. “Non ho sonno, mamma.”
“Tarchies, non è il momento dei capricci.”
“Uffa! Mamma, così non potrò mai crescere. Io non voglio più dormire.”
“Oh bella! Guarda qui.”

Si avvicinò al piccolo Tarchies a passi leggeri. Indicò la processione di stelle sopra di loro, al di là della cupola trasparente. Palpitavano come vere e proprie forme di vita, lucciole sparse a caso nel vuoto infinito del cosmo. Tutte cangianti e coloratissime.
“Ognuna di loro è come il sole, con tanti pianeti intorno,” sussurrò la donna. “Le stiamo visitando tutte.”
“Tutte tutte?”
“E sì, proprio tutte. Non è facile trovare un'altra Terra. Quando la scopriremo, non dovrai più andare a letto.”
“Uffa. Ora, però, dovrò dormire altri cento anni.”
“Credimi, restare svegli sarebbe noioso. Non avresti niente da fare per i corridoi della nave, non potresti parlare con nessuno, non avresti nulla con cui giocare. Qui ci sono solo corridoi, motori vibranti e aree interdette a noi passeggeri. Meglio dormire.”
“Sì ma un solo giorno svegli ogni cento anni non mi piace,” sentenziò il piccolo scuotendo il faccino imbronciato. “Non ho ancora potuto visitare tutta la nave e non faccio in tempo a conoscere nuovi amici. Non è giusto.”
“Vuoi conoscere nuovi amici?” Chiese la donna spostando indietro una ciocca di capelli color miele. “E non mi dici nulla? Vieni, ci pensa la mamma.”

Tese la mano invitando Tarchies a sollevarsi dal pavimento. Il vestitino candido emanò un rapido barbaglio contro il buio variopinto della piccola sala, la luce debole e soffusa gli proiettava addosso la forma puntiforme di ogni stella.
“Dove mi porti?”
“A letto, signorino. Stavolta, però, starai con gli altri bambini. Sei grande e non hai bisogno della mamma per dormire.”
“Davvero? E sono tanti?”
“Certo che sono tanti, tutti della tua età. Pensa, vi addormenterete insieme e farete conoscenza."
“E sogneremo anche insieme?”
“Oh sì caro. Me lo ha promesso il comandante. E poi, fra cento anni, vi racconterete tutto quel che avete fatto in sogno.”
“Oh mamma, questo sì che è dormire!”

La donna sorrise mentre accompagnava il bimbo fuori dalla sala, verso le baie di ibernazione. Non ci volle molto, solo il tempo di attraversare il corridoio stretto e aiutare Tarchies a distendersi dentro la baia. Il contenitore ovoidale si adattò nel giro di pochi secondi alla forma anatomica del bimbo, Tarchies chiuse gli occhi quasi senza rendersene conto. Il direttore J comparve solo dopo la chiusura ermetica della baia.
“Mi compiaccio, facilitatore H,” esordì lisciandosi le creste delle branchie ventrali, “l'hai messo in riga in pochi minuti.”
“I cuccioli umani terrestri non sono poi così difficili da trattare.” Ribatté H tornando al solito aspetto, quello che agli umani non era consentito vedere. “Mi è bastato insinuarmi nella sua mente, capire come immagina sua madre e assumerne l'aspetto.”
“Oh, hai fatto di più.” Commentò J osservando la figura scagliosa di color smeraldo del facilitatore. “Hai proiettato nella sua semplice mente l'immagine di una sala piena di bimbi in fase di ibernazione... tu riesci dove molti falliscono, questo è puro talento.”

Sotto le flebili luci della sala le creste caudali di H sbrilluccicarono di vago orgoglio, eppure le mille sfaccettature dei globi oculari non esprimevano alcuna soddisfazione.
“Questo viaggio non durerà ancora a lungo.” Disse J sfiorandosi i bargigli dorsali con la sottile lingua prensile. “Presto avranno una nuova Terra, non si ricorderanno nemmeno di questa nave e di noi.”
“Me lo auguro, è ciò che più desidero.” Sospirò H uscendo dalla sala. “Questi continui mutamenti di forma sono faticosi.”
“Preservare le specie meno evolute dall'estinzione è una missione che richiede ogni energia, lo sai.”

H non rispose, si limitò a srotolare la lunga coda crestata. Raggiunse il suo alloggio in attesa della prossima chiamata, si sorprese a osservare il firmamento. Cos'era quel bagliore lontano? Occhieggiando, la stella gialla in alto a sinistra andò dolcemente a perdersi nell'infinito.

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Buona lettura!

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