Un pizzico di trama:
La “Traccia” è un progetto di ricerca ambizioso e sostenuto da un consorzio mondiale, volto a definire un protocollo definitivo che permetta all’uomo di adattarsi allo spazio e ai lunghi viaggi interstellari. Vi partecipano tre giovani ricercatori, ognuno di loro ha una diversa specializzazione scientifica ma identica difficoltà a interagire con gli altri due colleghi. Per non compromettere la validità scientifica del processo di definizione, i tre coinvolgono un quarto ricercatore. Il suo compito sarà quello di svolgere una funzione di mediatore fra i tre. Egli rimarrà estraneo al processo di definizione della “Traccia”, ma dovrà mediare i conflitti (più o meno espliciti) all’interno del trio e portarli a una risoluzione costruttiva per il progetto stesso. L’arrivo del quarto elemento in seno al gruppo originario, tuttavia, inizia ad alterare i precedenti equilibri e a mutare irrimediabilmente le dinamiche interne al gruppo di ricerca. In un lento crescendo di situazioni impreviste, la “Traccia” inizia a diventare qualcosa di vivo...
Capita a volte di leggere qualcosa di diverso, qualcosa che non ti aspetti nel ristretto panorama della fantascienza italiana.
In mezzo all’oceano delle nuove proposte e nuove uscite, fra CE grandi, medie o piccole, è molto difficile orientarsi o perfino rimanere al passo. Non si fa a tempo a iniziare una nuova lettura che subito il mercato te ne propone almeno altre tre, ecco perché parlo solo adesso di questo romanzo uscito ormai diversi mesi fa e scritto da un autore tutt’altro che esordiente.
Mario Giorgi, infatti, è ben noto al pubblico radiofonico della RAI per aver scritto ben due radiodrammi. Sì, avete capito bene, si tratta (per chi non lo sapesse) di testi teatrali scritti per essere recitati in radio. 23:59 e Pentimento sono stati trasmessi da Radio RAI nei lontani anni ‘Novanta e ripubblicati in seguito dalle edizioni Rai ERI nel 1999. Cosa ancor più interessante, Giorgi ha esordito in campo letterario vincendo il premio “I. Calvino” nel 1993 con un mini romanzo dal titolo Codice (pubblicato l’anno successivo da Bollati Boringhieri). Non ci troviamo di certo davanti a uno scrittore alla prime armi, anzi...
Il romanzo mostra ampiamente la sicurezza e la padronanza di mezzi espressivi tipica dello scrittore consumato, abituato a tratteggiare personaggi e storia attraverso le interazioni e senza lasciarsi prendere dalla foga di raccontare a tutti i costi. Pagina per pagina, il lettore viene catturato lentamente ma inesorabilmente. Vi avverto, lettori, è un romanzo che può avere un effetto duplice e antitetico su chi vorrà approcciarsi alla lettura.
a) Vi annoierete prima di arrivare a metà del libro e comincerete a desiderarne la fine.
L'autore del romanzo, Mario Giorgi |
b) Rimarrete invischiati nella lettura e non riuscirete più a smettere di leggerlo.
La fitta trama di interazioni fra i personaggi costruisce una sorta di ragnatela che avviluppa inesorabile, tende a catturarne l’attenzione e a coinvolgere. Vi potreste ritrovare intrappolati nel romanzo e sentirvi voi stessi parte di esso, personaggi che annaspano insieme ai protagonisti attratti sempre più verso lo scioglimento finale del dramma. Avrete come la sensazione che gli avvenimenti si svolgono attorno a voi e non sotto i vostri occhi, che i personaggi vivano attorno a voi le loro vicende a un ritmo sempre più incalzante. Una sorta di teatro virtuale, in cui gli attori si muovono fra il pubblico e non su un palco. In cui gli spettatori (perché ormai non sarete più lettori, ma spettatori di un dramma che si va componendo) sono chiamati a toccare con mano lo svolgersi degli eventi e le esperienze dei personaggi, la loro evoluzione o involuzione verso la parossistica conclusione. Questo, forse, il grande pregio di questo romanzo: la tecnica narrativa incide nella trama stessa esaltandone l’efficacia.Personalmente ritengo che il mestiere del vero scrittore sia “rischiare”. Gran parte del fascino discreto eppure accattivante di questo romanzo sta nel rischio che l’autore accetta di prendere, nella scelta stilistica che lo fa correre sul filo sottile che separa la noia del lettore dal suo gradimento finale. Una scelta consapevole dunque, a mio avviso necessaria per completare l’efficacia del testo. Un rischio calcolato, certo, ma comunque coraggioso e degno di considerazione da parte di voi lettori.
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